L`incontro con Papa Francesco

Questa è la cronaca di un incontro speciale.

Circa un mese fa  ho saputo che  Papa Francesco sarebbe venuto in visita alla Magliana .

Il mio primo pensiero  è stato “quanto mi piacerebbe se passasse da noi in comunità” . Dopo un giorno il Parroco Don Renzo mi chiama e mi dice che verrà il Papa e che noi saremmo fra le persone che avranno la possibilità di incontrarlo. Pensa che gli ospiti della comunità possano avere bisogno di una parola di incoraggiamento. La mia reazione è molto “inglese” , come se fosse la cosa più ovvia e normale che gli ospiti della comunità abbiano questo privilegio.

Appena arrivo in sede lo dico a tutti  e le reazioni degli ospiti mi sorprendono. Operatori che insistono per essere i primi della lista da presentare al parroco, utenti che si spogliano in pubblico per far vedere il poco spazio rimasto su un fianco su cui intendono farsi fare un autografo dal Papa per poi correre a farselo tatuare, altri che dicono allora gli chiediamo i soldi per il nostro progetto di un video…

Insomma la notizia ha colpito tutti e  le risposte sono le più diverse ma tutte con  la voglia di esserci.

La sera non dormo e al mattino mi sento terrorizzata dall’incontro. Ho paura che i miei ospiti  facciano la figura dei cretini , che vedano l’incontro solo come un momento con una Rock Star famosa e che nessuno si soffermi ad ascoltare il messaggio del Papa .

Sento di avere bisogno di un sostegno e chiamo Don Armando Zappolini che , oltre ad essere il presidente nazionale del Cnca  è anche un parroco. 

La mia telefonata è un capolavoro di emotività : travolgo Don Armando raccontandogli in maniera confusa  e caotica della visita , delle reazioni, della mia paura che  nessuno si fermi ad ascoltare. Non volendo inizio a singhiozzare e Don Armando pensa che i ragazzi della comunità non abbiano voglia di partecipare a questo incontro. Tutto questo mentre i carabinieri di zona arrivano per il controllo degli arresti domiciliari. Alla fine Don Armando mi calma , mi tranquillizza che il Papa  saprà mettere a suo agio tutti e che non mi devo preoccupare troppo ma che può essere una buona , anzi una ottima occasione. Sottolinea quanto sia importante che persone scartate e che sono ai margini  possano essere accolte  e possono parlare con una persona così importante.

 Entro in sede e i carabinieri mi stanno aspettando preoccupati per le mie lacrime .  Racconto loro quello che è successo e mi rimetto a piangere  con l’immagine della pancia di L. dove dice di volersi far fare il tatuaggio.

Poi inizia il problema di chi far partecipare. Gli ospiti senza dubbio, alcuni ospiti che hanno finito da poco e a cui serve una parola di incoraggiamento , una mamma in grande difficoltà e qualche operatore.

Per scelta evito di mettere in lista i parenti o gli amici, i posti sono limitati per poter avere un incontro speciale. Alla fine l’elenco è pronto e dobbiamo fare le richieste ai vari magistrati per avere il permesso per chi è agli arresti o in affidamento.  L’unico per cui non riesco a fare la domanda è N., un giovane zingaro  a cui hanno rigettato l’affidamento e che deve essere arrestato . Ho paura che la mia richiesta possa smuovere le carte in Procura e farlo arrestare. Dopo mi pentirò della mia paura .

L’emozione fra noi cresce . Io ho quasi paura a dirlo in giro per paura dell’invidia. Uno degli ospiti è stato fermato nel quartiere e apostrofato da un nullafacente   con rabbia “ aho e che mo quelli di Magliana 80 vanno pure dal Papa adesso…” . Il Parroco ha fatto una scelta coraggiosa e lo so .  Lo ringrazio per questo e mi dice che il Papa vuole incontrare realtà come la nostra e che se non invitava noi che lavoriamo chi avrebbe dovuto invitare. Saremo tre associazioni nella stessa stanza e mi chiede di preparare un breve intervento per presentare le realtà da condividere con le altre strutture.

 In comunità cerchiamo di pensare a un dono da fare e le proposte mi sorprendono: una nostra foto  da regalargli così il Papa avrà un bel ricordo, un quadro dipinto da mio marito in carcere che nella cameretta del Papa ci sta veramente  bene . La mia proposta di dargli una simbolica bandiera della pace viene bocciata  quindi mi limiterò a dare i documenti del CNCA.

Tre giorni prima dell’incontro mi arrivano i biglietti per entrare . Il vice parroco mi spiega  come verrà organizzata la giornata e mi chiede se abbiamo preparato “il discorsetto” e se vogliamo leggerlo. Dico di si quindi mi dice “ ma tu ti candidi alla lettura?” “si mi candido”.

La cosa per me finisce li’

Poi inizia il travaglio dei malati dell’ultimo momento e quindi  delle sostituzioni . F, che ha un figlio di nome Francesco lo vuole portare a tutti i costi deve aver fatto diverse macumbe perché alla fine il posto si libera e il piccolino riesce a venire. La presidente della cooperativa lascerà il suo posto alla moglie di un volontario perché è il loro anniversario di nozze e si sono conosciuti facendo il servizio d’ordine in  un’altra parrocchia durante la visita di Wojtila.

Siamo un bel gruppo agitato e commosso e , armati di macchine fotografiche e di telefonini , entriamo in Parrocchia.

La sala è quella piccola del teatro, In tutto saremo un’ottantina di persone . Le sedie sono disposte in modo che il Papa possa salutare tutti . Ogni tanto si sente un boato e pensiamo che sia arrivato il Papa ma in realtà è la Roma che ha segnato…Le battute fioccano per stemperare l’emozione. Una anziana dice che avrebbe voluto un incontro più privato la risposta è lo deve sposare per essere in meno .

Quando siamo tutti seduti il Vice Parroco  gioca un po’ con noi  e mi fa leggere “il discorsetto” .  Penso che non ci sarà tempo per leggerlo dopo  e invece mi dice che era solo la prova generale.

L’ingresso del Papa è emozionante,  entra  quasi timido , non ha l’atteggiamento di una rock star che dice sono qua adoratemi ma è umile come di una persona che arriva per la prima volta in una famiglia. Sarà l’abito bianco ma dà veramente la sensazione di una luce che entra negli occhi e nel cuore .

Pazientemente fa il giro di tutti , guarda tutti profondamente negli occhi, stringe mani, abbraccia, si fa fare foto. F. che per l’emozione non riesce a scattare  chiede un minuto di pazienza per la foto con suo figlio dicendo “si chiama Francesco come te “ e non si sa se questa esortazione sia rivolta al Papa o al figlio.

Scherzo sul fatto che mi sia  sparita la voce e il Papa risponde con una battuta per mettermi a mio agio.

Mentre leggo mi rendo conto che sta ascoltando e non sta ascoltando per forma come ormai sono abituata a vedere nelle assemblee o negli incontri. Quando arrivo  anche frase sul nostro impegno inizio a piangere e le lacrime continueranno a scendere silenziose

“Caro Papa Francesco ,

volevamo ringraziarla per l’attenzione che sta dimostrando alle persone più fragili e più vulnerabili.

 

Noi siamo ospiti, operatori e volontari  di strutture che , nel territorio parrocchiale, si occupano di persone che per scelta , per errori o per casi della vita , si sono trovate ai margini della società.

I nostri servizi e i nostri progetti cercano di dare un’altra opportunità a chi ha avuto problemi, siano essi stati problemi di droga, di carcere o di solitudine.

Chiediamo l’aiuto della comunità per  far si che le persone non siano giudicate solo per i loro errori, i loro sbagli o i loro fallimenti ma anche per quello che possono dare e fare.

 

“La Prora” è  una cooperativa che cerca un inserimento lavorativo   a persone che per età, problemi personali e storia di vita vengono ingiustamente scartati dal sistema produttivo.

“Magliana 80” è una cooperativa che gestisce vari servizi per persone tossicodipendenti, vittime di tratta sessuale e immigrati e oggi è qui con gli ospiti della comunità di recupero dalla tossicodipendenza  che accoglie anche detenuti.

“Sabato in famiglia” offre uno spazio dove le persone della nostra comunità che vivono contesti difficili , possono incontrarsi e condividere, attraverso il cibo, la gioia , la fatica e la speranza del vivere quotidiano .

Questa comunità parrocchiale è sempre stata sensibile  agli ultimi e la Sua presenza, con noi oggi,  rafforza il nostro impegno.

Chi è ai margini della società vive le difficoltà della vita come una immensa salita da affrontare in solitudine con un pesante fardello sulle spalle.

Noi cerchiamo di offrire  ai nostri ospiti , alle persone che incontriamo,  un aiuto concreto, un sostegno a superare  un momento di difficoltà.

Anche noi  operatori e volontari  viviamo in salita, legati alla precarietà e alla sottovalutazione dei nostri servizi  che sono i primi ad essere sacrificati in tempi di taglio al bilancio delle amministrazioni. Quello che però ci dispiace è quando ci sentiamo dare giudizi sommari e superficiali sull’inutilità dei nostri sforzi , sulla “irrecuperabilità  “ dei nostri ospiti.

Il Suo messaggio di apertura e di solidarietà ci dà forza di non essere soli e chiediamo l’impegno alla comunità tutta per non discriminare chi si trova ai margini per diventare  sempre di più una Comunità che cura e che si fa carico di tutti , anche dei più difficili. Chiediamo a noi stessi la forza di continuare e a credere nel nostro lavoro mettendoci energia e passione  per essere operatori e persone migliori.

 

Grazie “

 

Lo abbraccio poi  non so come riesco a balbettare che sono del Cnca che il Presidente è un parroco anche lui e che  porto i ringraziamenti a nome di quelli che oggi non ci sono . Do la lettera di Don Armando e la cartellina del Cnca.

 

Tocca al Papa parlare ed è vero ha ascoltato riprende le parole chiave e anche i presenti iniziano ad ascoltare quello che il Papa  sta dicendo a noi.

 

“…Avete detto cose importanti e parto dalle Vostre parole , avete parlato di fragilità , di marginalità , di scarto e di salita. Fragilità, marginalità, scarto e salita.

Fragilità, perché siamo fragili tutti, tutti facciamo sbagli e anche alcuni peccati, si, siamo peccatori tutti. Ma di questo non dobbiamo vergognarcene perché il Signore ci vuole così come siamo, il Signore ama le nostre debolezze. Io vorrei fare una domanda a voi: qual è il luogo, il posto migliore per trovare il Signore?

Sicuramente la maggioranza di voi mi dirà la chiesa. Eh no, forse ti tocca un prete così e così e non vai. Il posto migliore, il luogo migliore per trovare il Signore è la propria debolezza. A Gesù lo troviamo bene bene bene nei nostri peccati, nelle nostre colpe, nei nostri sbagli; quando diciamo “Signore ho peccato, Signore ho sbagliato” e Lui ci abbraccia e ci perdona. Questo è il miglior posto. Non avere vergogna delle nostre fragilità, tutti noi siamo fragili, tutti tutti, ma lasciamoci abbracciare dal Signore, dal suo perdono, dalla sua misericordia, dal suo amore. Questo è quello che mi viene in mente dalla prima parola che Lei ha detto: “fragilità”.

Ha parlato dei margini, eh si. Al tempo di Gesù si pensava che il Messia venisse con lusso, con forza, in una carrozza forse, non so, come un re; e  tutti quelli che non erano in quella strada, erano al margine. Ma Gesù è venuto nei margini, è andato a trovare tutti noi che eravamo emarginati, che non contavano niente, che non avevano un potere. E’ andato a trovarci lì.

Questo è il Signore, mai avere sfiducia in Lui. Lui va lì, a Lui piacciono i margini, piacciono gli emarginati perché per quello è venuto e Lui si è fatto al margine, si è emarginato. Era Dio, è sceso, ha preso la forma di uomo, si è umiliato, si annientò. E’ andato al margine per amore. Noi troviamo Gesù lo stesso.

Lo scarto, Lei ha parlato di scarto e questa è una cosa che a me fa tanto male, mi fa soffrire tanto questa cultura dello scarto: quello che non serva si scarta. Si scartano i bambini, non vogliamo bambini e se un bambino è in arrivo “no, mi darà fastidio” e lo mandiamo al mittente. Oggi questo si fa, si ammazzano i bambini nel grembo della mamma. Lo scarto dei bambini.

Lo scarto degli anziani, perché si pensa che gli anziani non servano, ma loro sono la memoria, sono la saggezza di un popolo e oggi si scartano gli anziani.

E oggi si scartano anche i giovani, basta guardare la percentuale delle le statistiche: la disoccupazione dei giovani in Italia quasi arriva al 50%. Ma pensate cos’è il 50%!!! In Spagna al 60% e nel Sud della Spagna -in Andalusia - al 70%. Una generazione di giovani, perché? Perché in questo sistema che c’è disturbano… “a casa!!! E arrangiati come puoi”.

Alcuni di voi diranno “Padre, questi giovani mangiano, perché nella società, nell’Esercito della Salvezza, nella parrocchia,  gli danno da mangiare”. Si, ma il problema non è mangiare, tutti ci arrangiamo per mangiare. Il problema è avere la dignità di portare il pane a casa e questi giovani non sanno cos’è questo e questo li fa vergognare. E così si capiscono tanti giovani che cercano di andarsene per altre strade per dimenticare questo problema, che la società non gli offre una strada di dignità. Noi dobbiamo lottare contro questo, i giovani non devono essere scartati. In Europa ci sono 75.000.000 di giovani sotto i 25 anni senza lavoro. 75 milioni!!

Si scartano i bambini, si scartano gli anziani, si scartano i giovani. In questa cultura dello scarto cosa possiamo fare noi? Dare testimonianza: noi non vogliamo essere materiale di scarto. Mantenere la dignità e  fare qualcosa per risolvere questo e così, tutti insieme, fare questo.

E la quarta parola che la signora ha detto è una parola bella ma difficile, è “salita”. È meglio andare in discesa, no? È più comodo, salire è sempre un po’ difficile. “Padre, io voglio salire la montagna della vita, ma mi affatico e cado”. Non scoraggiarsi, gli Alpini hanno una canzone molto bella che dice così: nell’arte di salire l’importante non è non cadere, ma non rimanere a terra. Cadi e ti alzi subito. Trenta volte e trenta volte, cinquanta volte e cinquanta volte. E andare avanti.

 

Grazie per la vostra testimonianza. Grazie tante!

 

 

 

 

Poi ci invita ad una preghiera insieme e inizia con “Ave…” quando uno degli ospiti scatta in piedi e dice “il Padrenostro, diciamo il Padrenostro che è più bello”  e il Papa lo accontenta .

Dopo è tutto un abbracciarsi e piangere insieme.

Il giorno dopo, nel primo gruppo di terapia in comunità, dobbiamo affrontare  il problema di L. che ha cercato l’eroina . Il tema è forte, si tratta di difficoltà a chieder aiuto, di fidarsi, di paura e nelle risposte che si  danno fra loro riprendono le parole del Papa , se le rilanciano .

Ripenso a Don Armando e a quando mi ha tranquillizzato che il messaggio sarebbe arrivato  e penso che i “ragazzi” hanno sentito di essere stati ascoltati e hanno ascoltato . Ognuno di noi farà le sue scelte nella vita ma imparare ad ascoltare mi sembra già un grande piccolo miracolo